« È lunga come il purgatorio, scura come il temporale, la scala che ti porta lassù, sull’Altopiano di Asiago. Quattromilaquattrocentoquarantaquattro gradini, ripidi da bestie, faticosi già a nominarli. Partono dalla Val Brenta, sotto picchi arcigni, nel punto dove la valle – per chi viene da Bassano – sembra spaccarsi in due, all’altezza di un paese chiamato Valstagna, con la sua muraglia di vecchie case a filo d’argine. L’erta prende la spaccatura di sinistra e brucia in un lampo 810 metri di dislivello. Si chiama «Calà del Sasso», ed è una delle opere più fantastiche delle Alpi.» (cit. Paolo Rumiz)
Calà del Sasso
Questa è la descrizione, che leggendo il libro “I monti naviganti” ci ha portato fino a Valstagna un piccolo borgo lungo la Valsugana vicentina dove nel XIV secolo venne costruita questa scala che la collega con l’altopiano di Asiago, più precisamente al borgo di Sasso. Una delle più lunghe scalinate del mondo che veniva usata per portare a valle il prezioso legname dell’altopiano fino al Brenta, poi imbarcato e portato a Venezia. I gradini sono affiancati da una cunetta fatta appositamente per permettere lo scivolamento dei tronchi che all’epoca veniva fatto a mano tirandoli verso valle.
La giornata non è esattamente splendida ma per come siamo in Febbraio e qui dovrebbe solo esserci neve e ghiaccio possiamo dire che almeno è “buona”, non fa freddissimo e si cammina bene. Al bar di Valstagna prendiamo un caffè e l’operaio comunale che incontriamo ci fa anche un po’ da guida turistica indicandoci la strada per arrivare alla Calà del Sasso in dialetto veneto stretto e annuendo a ogni sua parola pur non capendo nulla iniziamo la camminata. Fortunatamente ci imbattiamo in un paio di indicazioni che ci dirigono dalla parte giusta poi il gioco diventa più facile, le strade da queste parti non sono moltissime e imboccare quella sbagliata sarebbe difficile.
la parte finale con un po’ di ghiaccio
Quattromilaquattrocentoquarantaquattro, sembra uno scioglilingua ma è uno sciogli gambe! I gradini sono veramente un infinità e anche se la scalinata risulta facile da salire, comunque si fanno sentire. C’è qualcosa di magico sapendo di percorrere qualcosa costruito settecento anni fà che ancora resiste e questo allevia un po’ l’affanno. Comunque questa strada venne costruita per “scendere” ed è proprio scendendo che si ha ancora la sensazione di vedere gli uomini tirare giù i tronchi lungo la canaletta fino al Brenta. Siamo rimasti esterrefatti dalla facilità con cui gradino dopo gradino siamo scesi, non è una scala con le pedate piatte e lisce ma ci si cammina come se lo fosse e velocemente abbiamo fatto ritorno a Valstagna e al nostro camper per un meritato pranzo!
C’è anche una leggenda che vede protagonisti due promessi sposi e la scalinata ve la posto cosi come recita il cartello all’inizio:”Nel 1638 una dama dell altipiano, Loretta, in attesa di un figlio dal compagno Niccolò, nell’imminenza del matrimonio fu colpita dalla peste. Il futuro sposo, scesa la Calà, noleggiò un cavallo a Valstagna e si precipitò a Padova alla ricerca di un unguento miracoloso che la potesse curare. Scesa la notte, gli abitanti del Sasso, non vedendolo arrivare, partirono con le torce per andargli incontro, ma scendendo la Calà videro altre luci che risalivano la mulattiera: era Niccolò scortato dai Valstagnesi che lo stavano riportando verso casa con la medicina per Loretta. L’unguento guarì la sposa ed al matrimonio parteciparono, in segno di amicizia, numerosi abitanti di Sasso e di Valstagna. Da allora si narra che se due innamorati percorrono assieme la Calà, mano nella mano, si ameranno per sempre.” Aggiungerei, dopo averla percorsa, che se lo fanno mano nella mano per tutti i quattromilaquattrocentoquarantaquattro gradini probabilmente resteranno insieme per il resto della loro vita che terminerà sicuramente prima della fine della scala! 😀
Enjoy the Ride Scala!
scale
scale e scale
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